Pianificazione successoria

Le formiche, la cicala e la successione.

Negli ultimi 60 anni è stata creata una ricchezza senza precedenti, gli italiani usciti dalle macerie della seconda guerra mondiale si sono rimboccati le maniche e si sono inventati il mondo in cui adesso viviamo.
Tutta quella generazione ha ora 60/70/80 anni.
Questo significa che da qui ai prossimi 20 anni assisteremo al più grande passaggio generazionale mai conosciuto. Saremo perciò volenti o nolenti coinvolti noi tutti, o come portatori di patrimonio, o come giovani più fortunati in quanto beneficiari di questo patrimonio.
Per i genitori l’interesse è quello di tramettere integralmente i propri beni; per figli e nipoti è importante che ciò avvenga evitando possibili liti e imposte successorie che andrebbero a sminuire, a depauperare il patrimonio ricevuto. Noi tutti perciò dovremmo fare delle scelte e la scelta più pericolosa è quella di non fare nessuna scelta.

In Italia la pratica di pianificare la propria successione per tempo è decisamente poco frequente. Questo è sicuramente frutto di un tabù associato all’idea della morte e di una distorsione culturale che considera il testamento uno strumento adatto solo a chi possiede grandi patrimoni e sia prossimo alla fine della propria vita.
Un doppio blocco, culturale e psicologico.
Per troppo tempo è stato ignorato il fatto che se non saremo noi a decidere sul nostro patrimonio e sulle fatiche di una vita, sarà qualcun altro.  
Vi do un immagine: pensate al vostro patrimonio. Lo state accumulando o forse lo avete già accumulato, sicuramente dopo una vita di lavoro e fatica.
Bene, tutto questo patrimonio composto da immobili, denaro, aziende, auto, goielli ed anche dal quadro di Picasso se esiste, prima o dopo dovrà andare a finire a qualcuno. Di chi sto parlando? Sicuramente saranno i nostri figli, sicuramente sarà il nostro coniuge. Però volendo potrebbero essere delle persone a noi care, persone a cui vogliamo veramente bene.

Sapete cosa succede in quel momento?

Noi tutti abbiamo due possibilità, non ne abbiamo altre.
La prima: noi non facciamo nulla e intanto del nostro patrimonio se ne occuperà qualcun altro che si chiama Stato e Fisco con una legge scritta nel 1942, quando noi eravamo ancora in piena guerra mondiale. Norme ben lontane dal rispecchiare l’evoluzione che ha avuto la nostra società e le situazioni che si sono manifestate all’interno della famiglia. Mi riferisco alle convivenze sia etero che omosessuali, a maggior ragione se con la presenza di figli della stessa coppia o avuti da precedenti unioni. Ma altre problematiche riguardano anche le separazioni e i divorzi. Che dire della protezione dei figli con disabilità? Oppure della trasmissione di aziende, della necessità o volontà di beneficiare “qualcuno” della famiglia o un terzo in modo superiore agli altri aventi diritto, sempre nel pieno rispetto delle leggi vigenti?
La seconda: se invece noi ci teniamo al nostro patrimonio e lo vogliamo trasmettere possibilmente integro, abbiamo una straordinaria opportunità in vita.
In vita possiamo capire, possiamo decidere, possiamo intervenire, possiamo pianificare.

Un’attenta pianificazione successoria infatti consente di:

  • decidere come e a chi destinare i propri beni;
  • tutelare i propri cari;
  • prevenire le liti ereditarie;
  • evitare o ridurre le imposte di successione.

Proprio in relazione a quest’ultimo aspetto oggi bisogna prestare particolarmente attenzione.
L’Italia è considerata in Europa il paradiso fiscale per le imposte di successione. Non è un caso che ci sono tanti cittadini europei, tedeschi soprattutto, che prendono la residenza in Italia in età avanzata.
Pensate che, in base alle attuali aliquote, se un genitore lascia al figlio italiano un milione di euro, oggi grazie alla franchigia quest’ultimo paga zero in successione. Il figlio tedesco paga 75mila euro, il figlio francese 155mila, il figlio inglese addirittura 250 mila.
Al di là dell’esempio, che rende bene i vantaggi di cui godiamo, bisogna fare molta attenzione: da tempo le istituzioni europee premono affinché il Parlamento italiano modifichi la imposte adeguandole alla media europea.

Le formichine italiane infatti, nel tempo, hanno accumulato un certo patrimonio, un patrimonio pensate tra i più importanti al mondo, quasi 10.000 miliardi tra immobili e denaro.
Dall’altra parte però c’è una cicala che canta e che suona (stato italiano) e che ha accumulato un debito pubblico tra i più grandi al mondo (oltre 2.500 miliardi).

E allora ci dobbiamo fare due domande.

  1. Dopo il coronavirus, il debito pubblico aumenterà? Risposta già scontata: assolutamente si!
  2. Il debito pubblico dovrà ridursi? Assolutamente si!

E allora come faremo?

Ci sono tre soluzioni:

  • Dovrebbe aumentare il prodotto interno lordo e viaggiare con una crescita del 7/8% per anni, come faceva prima la Cina. Ma con la burocrazia che c’è in Italia questo è alquanto difficile.
  • E allora dovranno di nuovo aumentare le tasse. Abbiamo già una pressione fiscale record, difficile che una manovra in tal senso possa essere digerita senza disordini sociali.
  • Oppure potrebbero pescare nelle successioni. E’ molto probabile che la prossima manovra fiscale/patrimoniale si farà proprio qui dentro.

In questi mesi se ne sta parlando insistentemente. Patrimoniale si/patrimoniale no. Tantissimi mi hanno chiamato nelle scorse settimane chiedendomi delucidazioni sulla possibilità di una patrimoniale imminente.
La risposta a questa domanda può essere desunta dai risultati di uno studio sui dati OCSE 2018 (fonte Osservatorio CPI) che, guarda caso, è uscito in questi giorni.
Gettito dalle imposte di successione dei principali paesi europei:
in Francia i de cuius danno all’agenzia delle entrate francese 14.300 miliardi di euro e pesa uno 0,61 del PIL, in Germania danno 6.800 miliardi, gli inglesi danno 5.900, gli spagnoli 2.700.

E l’Italia? 820 milioni, che nel pil incide per lo 0,05: circa 12 volte sotto la Germania.
Quindi patrimoniale si, patrimoniale no, avrete probabilmente capito cosa potrebbe tra poco.
E allora noi tutti dovremmo farla questa benedetta pianificazione, il motivo lo abbiamo intuito. Il motivo è perché voglio decidere, non voglio subire. Perché voglio dividere il patrimonio tra i figli, perché magari non voglio che comincino a litigare. Per motivi giuridici, per tutelare il convivente o il compagno, per la moglie, per i figli minori, i disabili o per esigenze aziendali.
Soprattutto per quello che potrebbe cambiare nel breve dal punto di vista fiscale.
Mai come oggi occorre giocare d’anticipo, organizzando per tempo i trasferimenti di ricchezza ai nostri cari, anche attraverso l’utilizzo di strumenti esenti da imposte, in modo da sfruttare lo schema fiscale attualmente in vigore, indubbiamente più conveniente rispetto al confronto europeo e a quello che ci attende in un futuro non molto lontano.
Pianificare la nostra successione per tempo è un dovere, un nostro dovere nei confronti dei nostri figli, dei nostri cari.

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